Baha al-Din Naqshband: La Radiosa Saggezza di un Maestro Spirituale
Baha al-Din Naqshband, maestro sufi, è universalmente riconosciuto come il fondatore dell’ordine principale Sufi Naqshbandiya. La sua nascita avvenne il 14 di Muharram dell’anno 717 secondo il calendario Hijri (14 marzo 1318 d.C.), nel villaggio di Qasr ul-Arifan, nelle vicinanze di Bukhara, in Uzbekistan.
Il padre di Baha al-Din era un tessitore e cacciatore, da cui il soprannome “nakshband”, che significa cacciatore. Ricevette i suoi primi insegnamenti dallo sceicco Muhammad Baba Simasi, avviando così il suo percorso spirituale.
Secondo la tradizione Naqshbandi, Baha al-Din ottenne la sua iniziazione spirituale da Gijduwani, che gli apparve in sogno e lo indirizzò a diventare discepolo dello sceicco Sayyid Kulol di Bukhara. Baha al-Din Naqshband si presentò a Said Kulol come “uwaisi”, ossia un individuo che aveva intrapreso il proprio cammino spirituale senza la guida diretta di uno sceicco.
Successivamente, Baha al-Din fu istruito dai rinomati maestri turchi Qusam e Khalil Ata. Effettuò il pellegrinaggio alla Mecca per ben tre volte. Al suo ritorno dall’Hajj, visitò Merv, per poi stabilirsi a Bukhara fino agli ultimi giorni della sua vita.
Il fondamento della tariqat Naqshbandi risiede nella conoscenza di Allah, nella ricerca della Sua soddisfazione e nel costante ricordo del Divino con il cuore.
Baha al-Din Naqshband era un assertore della semplicità e della modestia, che spingeva fino all’ascetismo, rifiutando i rituali e la pietà pomposa. Formulò 11 regole di meditazione, conosciute come “mushahid”. Naqshband propagava lo “zikr silenzioso”, una forma di devozione rituale comunitaria accompagnata da specifiche tecniche di respirazione.
Egli si opponeva ai digiuni dimostrativi di quaranta giorni, al vagabondaggio, alle celebrazioni pubbliche (samas) con musica e danza, e allo zikr ad alta voce. Considerava inutile il concetto della “silsilat al-baraka”, poiché riteneva che la “misericordia” (baraka) fosse concessa direttamente da Allah e non tramite un maestro spirituale o un patrono.
I principi di Baha al-Din Naqshband erano incentrati sulla purezza spirituale, la rinuncia al lusso e all’opulenza, la modestia e la volontà di evitare contatti con le autorità e di condursi in una cerchia ristretta. Allo stesso tempo, riteneva essenziale per un sufi seguire scrupolosamente la Sunna e rispettare tutti i precetti della Sharia.
La società Naqshbandiyya, inizialmente radicata nelle popolazioni urbane, si è gradualmente diffusa anche tra i nomadi, contribuendo significativamente alla diffusione dell’Islam in tutta l’Asia centrale. Nel corso del tempo, le sue attività si sono estese fino alla Turchia ottomana, all’India e infine alla regione musulmana del Volga.
L’emblema distintivo della Società è un cuore sul quale è incisa la sacra parola “Allah”, simboleggiante profonda devozione spirituale e connessione.
Il maestro sufi Baha al-Din Naqshband affermava: “Il nostro percorso verso Allah non passa attraverso l’isolamento; l’isolamento può portare temporanea gloria, ma dietro tale gloria si cela la morte. Le vere virtù si manifestano attraverso le interazioni con i propri simili”.
Dopo la sua scomparsa, Baha al-Din fu considerato un benefattore di Bukhara. Gli abitanti di Bukhara recitavano frequentemente l’incantesimo: “Baha al-Din, allontana il male”, in omaggio al suo lascito.
Sulla sua tomba fu eretto un mausoleo imponente, divenuto un luogo di pellegrinaggio venerato per i musulmani dell’Asia centrale. Si credeva ampiamente che visitare tre volte il mausoleo di Naqshband equivalesse al merito spirituale di compiere pellegrinaggi a La Mecca e Medina.