Leggende della Via della Seta: Esplorazione della Significatività Culturale e Storica Lungo l’Antica Via Commerciale
La storia di questa antica rotta commerciale è avvolta nel mistero e nella leggenda. Popoli interi sono nati e scomparsi, civiltà sono emerse e si sono dissolte nel tempo, mentre i viaggiatori hanno compiuto scoperte sorprendenti lungo il cammino della Via della Seta.
La Via della Seta ha rappresentato un importante crocevia di culture, dove idee, merci e conoscenze sono state scambiate tra l’Oriente e l’Occidente, contribuendo alla ricchezza e alla diversità delle civiltà coinvolte.
Gli antichi commercianti lungo la Via della Seta hanno attraversato deserti aridi, montagne imponenti e terre remote, rischiando la vita per portare le loro merci preziose da un’estremità all’altra della rotta.
I viaggi lungo la Via della Seta hanno ispirato racconti epici e leggende affascinanti che hanno resistito alla prova del tempo, arricchendo il patrimonio culturale delle società che si sono sviluppate lungo questa rotta storica.
Le città e le oasi lungo la Via della Seta erano punti vitali di scambio e di incontro tra diverse culture, favorendo lo sviluppo di centri urbani fiorenti e di mercati vivaci lungo il percorso.
Nonostante i cambiamenti politici e le trasformazioni sociali nel corso dei secoli, il mito e la magia della Via della Seta continuano a esercitare un fascino irresistibile, attrarre gli studiosi e gli avventurieri di oggi alla ricerca delle sue antiche meraviglie.
La spedizione di Zhang Qian
La straordinaria spedizione di Zhang Qian, caratterizzata da avventure sorprendenti, ha svolto un ruolo fondamentale nella formazione della Grande Via della Seta, secondo la maggior parte degli studiosi. Nel 139 a.C., l’imperatore Wudi inviò un inviato verso ovest per stabilire un’alleanza con le popolazioni locali e per unire le forze contro gli Xiongnu, nomadi che rappresentavano una minaccia per l’impero cinese. Una particolare attenzione fu riservata ai nomadi insediati nelle regioni cruciali dell’Asia Centrale.
La leggenda narra che il diplomatico di straordinario talento, Zhang Qian, fosse un coraggioso e determinato guerriero. Assente dalla Cina per 13 anni, di cui più di 10 trascorsi prigioniero, riuscì infine a fuggire e raggiunse lo stato di Dawan, situato nella valle di Ferghana.
Qui, l’inviato dell’imperatore cinese fu calorosamente accolto dalle autorità locali, desiderose di stabilire relazioni commerciali con l’Impero Celeste. Zhang Qian ebbe l’opportunità di ammirare i famosi cavalli di Ferghana, considerati secondo un’antica leggenda i discendenti diretti dei draghi. Questi equidi, noti per il loro sudore rosso, sono considerati discendenti dei “cavalli celesti” e fecero una profonda impressione sull’inviato cinese.
In seguito, con l’aiuto del popolo di Davan, Zhang Qian raggiunse lo Stato di Kangju, situato nella regione tra il lago Balkhash e il lago Issyk Kul, e poi Dayuezhi, nella zona del bacino dell’Amu Darya. Tornato in Cina, Zhang Qian fu nuovamente catturato dagli Xiongnu prima di poter raggiungere la capitale dell’Impero Celeste solo nel 126 a.C. Qui, i suoi viaggi e le informazioni raccolte furono apprezzate dall’imperatore e dai dignitari di alto rango.
Durante i suoi viaggi avventurosi e pericolosi, che spesso mettevano a repentaglio la sua vita, Zhang Qian raccolse ampie informazioni sulle terre del nord-ovest e sulle varie etnie che le abitavano. Basandosi sui dettagliati resoconti dell’inviato, l’imperatore Wudi emise un decreto che istituiva quattro nuove province nelle terre appena riconquistate dagli Xiongnu.
Nello stesso periodo, iniziò la costruzione di poderose fortificazioni lungo le rotte carovaniere per proteggerle e sorvegliarle. Questi nuovi territori costituirono ciò che fu chiamato il Corridoio del Gansu, aprendo la strada al libero scambio di merci e idee.
Il prodotto principale
Dagli inizi del II secolo d.C., la seta era trasportata dai mercanti cinesi verso terre remote. Questa preziosa merce, compatta e leggera, era facilmente trasportabile e, nonostante il suo costo elevato, suscitava l’interesse di molti mercanti lungo le rotte carovaniere.
La seta godeva di grande apprezzamento in Asia Centrale, nel Turkestan, in India e persino a Roma, ad Alessandria. La regina Cleopatra è stata nota per il suo amore per abiti di seta di lusso, e nei primi secoli dopo Cristo c’era addirittura un mercato dedicato alla seta a Roma.
Si narra che durante l’assedio di Roma nel 408, il re visigoto Alarico richiese 4000 tuniche di seta come riscatto.
In vari momenti, sono stati fatti sforzi considerevoli per svelare i segreti della produzione della seta. Ad esempio, il sovrano di Hotan, desideroso di ottenere la ricetta per produrre il miglior materiale, organizzò un matrimonio con una principessa cinese su suggerimento del suo ministro Yuichi Mu.
Al momento della proposta, un messaggero del sovrano di Hotan rivelò alla principessa che la terra del suo futuro sposo era ricca di pregiata giada ma carente di seta pregiata, esortandola a portare bozzoli di bachi da seta e semi di gelso se voleva continuare a indossare i suoi splendidi abiti dopo il matrimonio.
Non molto tempo passò prima che la giovane fosse travagliata da dubbi angoscianti sulla saggezza di divulgare un segreto di Stato. Portò con sé tutto il necessario a Hotan, celando i bachi da seta in una sofisticata pettinatura che le guardie di confine non potevano ispezionare, e i semi nel suo bagaglio di erbe e pozioni.
Interessante notare che la sposa intraprendente progettava su una scala molto più ampia del suo sposo, portando con sé sotto le sembianze di domestici ed esperti nell’allevamento dei bachi da seta e nella tessitura della seta. Addirittura un giardiniere, un esperto nell’allevamento dei bachi da seta. La tecnologia per la produzione clandestina di seta a Hotan trovò presto il suo cammino verso altri paesi, diventando ampiamente utilizzata anche in India, ad esempio.
Un’altra leggenda narra che nel sesto secolo, l’imperatore di Bisanzio, Giustiniano, incaricò due monaci di portargli i preziosi bachi da seta di gelso dalla Cina. I monaci nascosero il “tesoro” in un bastone di bambù. Se i cinesi avessero scoperto i bozzoli, gli ecclesiastici avrebbero affrontato la pena di morte. Ciò che accadde realmente è difficile da dire oggi, ma il segreto secolare della produzione della seta fu finalmente svelato.
Oltre alla seta, agli specchi di bronzo, alla porcellana e alla ceramica, anche la carta e le merci metalliche venivano spedite dalla Cina in terre lontane. Nel Regno di Mezzo, come era chiamata all’epoca la Cina, c’era una grande richiesta di giada da Hotan e lapislazzuli da Bodakhshan, tappeti indiani e arazzi dalla Parthia, vetro dal Mediterraneo e cavalli da Ferghana.
Carta velina
Documenti e corrispondenza privata dal secondo al quinto secolo indicano che la carta, la cui comparsa in Cina risale al secondo secolo a.C., era già ampiamente utilizzata in Asia Centrale trecento anni dopo.
La composizione esatta della prima carta del mondo rimane in parte un mistero, ma si ipotizza che il materiale ausiliario impiegato fosse derivato dalla lana di pecora, ottenuta durante la lavorazione della seta. È interessante notare che il lato sinistro del geroglifico cinese “zhi” (“carta”) rappresenta “filo di seta”.
In un secondo momento, i giovani germogli di bambù divennero la materia prima preferita per la produzione di carta di alta qualità. Questa carta era principalmente fabbricata nelle regioni meridionali, ricche di boschetti di bambù. Presto anche le canne divennero un’importante materia prima. Già dalla metà del VI secolo, la carta colorata veniva prodotta in Cina. In Europa, la produzione indipendente di questo materiale non emerse fino al XII secolo e solo nel 1491 in Inghilterra.
Buddismo di Seta
La Via della Seta non si limitava semplicemente al trasporto delle merci; facilitava anche un intenso scambio di valori culturali e spirituali tra gli stati dell’Eurasia. Le rotte commerciali fungono da canali di diffusione delle lingue e delle religioni, con il buddismo che fece il suo ingresso nell’Impero Celeste attraverso la Grande Strada.
Le Grotte dei Mille Buddha di Kizil costituiscono un esempio emblematico della diffusione delle idee religiose lungo la Via della Seta. Situato nello Xinjiang, questo complesso di grotte rappresenta il più antico tempio buddista cinese scavato nella roccia, risalente al periodo compreso tra il terzo e l’ottavo secolo durante il regno Tochariano di Gaochan. Con oltre 200 grotte scavate direttamente nella roccia su una lunghezza di due chilometri, il sito offre un’importante testimonianza della ricchezza spirituale e artistica dell’epoca.
Alcuni dei templi consistono in semplici celle, mentre altri sono stanze rituali splendidamente decorate con affreschi. Le origini di questi affreschi rimangono un mistero per gli archeologi e gli storici, poiché l’assenza di frammenti cinesi suggerisce che siano stati dipinti prima dell’influenza della dinastia Tang nella regione nell’VIII secolo. La presenza di elementi iraniani e greco-indiani sugli affreschi suggerisce che queste opere misteriose siano state create molto tempo prima, testimoniando la profonda interazione culturale lungo la Via della Seta.
Un ramo di alta montagna del Cammino
Nel 2005, è stata rinvenuta una tomba risalente a 1800 anni fa in Tibet, rivelando una parte fino ad allora sconosciuta della Via della Seta per la comunità scientifica. Posizionata a oltre 4 km sopra il livello del mare, la tomba conteneva manufatti come seta cinese, vasi di ceramica, bronzi e una maschera d’oro, indicando antichi rapporti commerciali tra Cina e Tibet.
Tra i reperti trovati, sono presenti anche antichi campioni di foglie di tè, che gli storici ritengono provenire dalla provincia di Yunnan, nella Cina meridionale. Questi ritrovamenti rappresentano un’evidenza tangibile di un ramo dell’antica Via della Seta che si estendeva sulle alte pianure, da tempo perduto ma ora riscoperto grazie a questa scoperta.
Cannabis lungo la Via della Seta
Recentemente, nel 2016, durante gli scavi nell’Oasi di Turfan, situata vicino alla Via della Seta, è stato scoperto un sito di sepoltura contenente tracce di cannabis. Questo ritrovamento ha suscitato l’interesse degli storici poiché potrebbe essere indicativo della diffusione della marijuana tra i commercianti che percorrevano la “Strada della Vita”. La tomba, risalente a circa duemila e cinquecento anni fa, ha rivelato i resti di un uomo di circa 30 anni, sepolto insieme a 13 piante di cannabis lunghe fino a un metro.
Il corpo dell’uomo era avvolto con cura, come se fosse stato avvolto in un sudario, suggerendo che la sepoltura fosse stata eseguita con particolare attenzione e rispetto. Gli studiosi ipotizzano che la tomba possa appartenere all’antica cultura Subeiha, che dominava la regione durante quel periodo storico. Inoltre, l’Oasi di Turfan rappresentava una tappa cruciale lungo il percorso dei commercianti della Via della Seta, confermando l’importanza strategica della regione per il commercio antico.
Fatti storici
Le moderne scoperte archeologiche indicano che il commercio lungo le “Leggende della Via della Seta” risale al periodo precedente alla dinastia Han (202-220 a.C.), durante il quale si ipotizza che la Grande Via della Seta sia stata aperta.
I viaggiatori europei, tra cui Marco Polo, raggiunsero l’Est del Turkestan e fecero ritorno indenni grazie all’aiuto dei mongoli, che controllavano le rotte lungo la via.
Secondo alcuni storici, la peste si diffuse lungo la Via della Seta anche nel XIV secolo, contribuendo a epidemie significative in varie regioni.
Il tratto occidentale del percorso era sotto il controllo dei Veneziani e dei Genovesi nei secoli XIV e XV, che avevano stabilimenti fortificati sulle rive del Mar Nero.
Nel XV secolo, a causa di nuovi conflitti militari in Asia Centrale, la Via della Seta entrò in declino. Ciò stimolò il commercio marittimo e portò l’Europa a importanti scoperte geografiche.